Film visti alla 65. Mostra del Cinema di Venezia, con valutazione:
Ladri di biciclette, di Vittorio De Sica: come si fa a dargli un voto?
Lonsj (Cold lunch), di Eva Sorhaug: un gelido 7
Padre selvaggio, di Pier Paolo Pasolini: scarti rimestati
La Rabbia di Pasolini, di P.P. Pasolini, Giuseppe Bertolucci: 7, bella e terribile l'appendice "del curatore"
Jay, di Francis Xavier Pasion: omofilo omofobo, 2
Henshang de aiqing (Cry me a river), di Jia Zhang Ke: il solito ladro di Leoni, un corto antonioniano che è una vera porcata, 0
Khastegi (Tedium), di Bahman Motamedian: l'idea c'è, ma il montaggio è estenuante, e dopo mezz'ora sembra passata mezza giornata, 4
$e11.Ou7! (Sell out!), di Yeo Joohan: forse l'unico film davvero innovativo di questa Mostra, e inoltre estremamente divertente, 8
Venezia '68, di Antonello Sarno: Sarno continua a girare documentari il cui titolo da solo dice di più del documentario stesso, 2
Sut (Milk), di Semith Kaplanoglu, Melih Selçuk: ma anche no, 0
BirdWatchers - La terra degli uomini rossi, di Marco Bechis: 7.5
In Paraguay, di Ross McElwee: 5
Voy a explotar, di Gerardo Naranjo: il film più bello della mostra, un po' Nouvelle Vague, un poì Godard, produce Gael Garcìa Bernal, 8.5
Bumazhny soldat (Paper soldier), di Alexey German jr.: se Tarkovskij è morto, ben ci sarà un motivo, 5
Pranzo di Ferragosto, di Gianni Di Gregorio: 7
A erva do rato, di Juli Bressane, Rosa Dias: 0, ma visto volentieri perchè ero ubriaco. Ho pure applaudito alla fine, e urlato "Genio" sui titoli di coda.
Rachel getting married, di Jonathan Demme: dinamismo puro, e profondissimo, 8.5
Il primo giorno d'inverno, di Mirko Locatelli: battuta cult declamata con pronuncia alla Silvio Muccino col raffreddore appena sveglio con una patata in bocca e una carota in culo: "Vi ho visti sciapete mentre vi fascevate le sceghe", -0.5
Un altro pianeta, di Stefano Tummolini: 5 al film, 10 all'astro nascente Chiara Francini. Vincitore del Queer Lion per il miglior film a tematica omosessuale (pardon, LGBT).
Hurt locker, di Kathryn Bigelow: una donna con le palle, 8.5
Dikoe pole (Wild Field), di Mikhail Kalatozishvili: scelto come "scusa" per dormire, era anche un bel film, ma non ho retto.
Pinuccio Lovero. Sogno di una morte di mezza estate, di Pippo Mezzapesa: girato benissimo, ma poteva durare metà, 5
Gabbla (Inland), di Tariq Teguia: cosa abbiamo fatto per meritarci questo?, 0
Un lac, di Philippe Grandrieux: bistrattato, ma affascinante, i dialoghi superflui ne danneggiano il lato più conturbante, 7
Stella, di Sylvie Verheyde: un "400 colpi" al femminile, genuino e vitale, 8
The wrestler, di Darren Aronofsky: dulcis in fundo, un grande film, scritto ed interpretato così bene da rendere superflua la "firma" (solitamente pedante e cialtrona) del regista, che infatti si dilegua stilisticamente, e lascia che il film si giri (grazie a Dio) da sé: 8.5
Padre selvaggio, di Pier Paolo Pasolini: scarti rimestati
La Rabbia di Pasolini, di P.P. Pasolini, Giuseppe Bertolucci: 7, bella e terribile l'appendice "del curatore"
Jay, di Francis Xavier Pasion: omofilo omofobo, 2
Henshang de aiqing (Cry me a river), di Jia Zhang Ke: il solito ladro di Leoni, un corto antonioniano che è una vera porcata, 0
Khastegi (Tedium), di Bahman Motamedian: l'idea c'è, ma il montaggio è estenuante, e dopo mezz'ora sembra passata mezza giornata, 4
$e11.Ou7! (Sell out!), di Yeo Joohan: forse l'unico film davvero innovativo di questa Mostra, e inoltre estremamente divertente, 8
Venezia '68, di Antonello Sarno: Sarno continua a girare documentari il cui titolo da solo dice di più del documentario stesso, 2
Sut (Milk), di Semith Kaplanoglu, Melih Selçuk: ma anche no, 0
BirdWatchers - La terra degli uomini rossi, di Marco Bechis: 7.5
In Paraguay, di Ross McElwee: 5
Voy a explotar, di Gerardo Naranjo: il film più bello della mostra, un po' Nouvelle Vague, un poì Godard, produce Gael Garcìa Bernal, 8.5
Bumazhny soldat (Paper soldier), di Alexey German jr.: se Tarkovskij è morto, ben ci sarà un motivo, 5
Pranzo di Ferragosto, di Gianni Di Gregorio: 7
A erva do rato, di Juli Bressane, Rosa Dias: 0, ma visto volentieri perchè ero ubriaco. Ho pure applaudito alla fine, e urlato "Genio" sui titoli di coda.
Rachel getting married, di Jonathan Demme: dinamismo puro, e profondissimo, 8.5
Il primo giorno d'inverno, di Mirko Locatelli: battuta cult declamata con pronuncia alla Silvio Muccino col raffreddore appena sveglio con una patata in bocca e una carota in culo: "Vi ho visti sciapete mentre vi fascevate le sceghe", -0.5
Un altro pianeta, di Stefano Tummolini: 5 al film, 10 all'astro nascente Chiara Francini. Vincitore del Queer Lion per il miglior film a tematica omosessuale (pardon, LGBT).
Hurt locker, di Kathryn Bigelow: una donna con le palle, 8.5
Dikoe pole (Wild Field), di Mikhail Kalatozishvili: scelto come "scusa" per dormire, era anche un bel film, ma non ho retto.
Pinuccio Lovero. Sogno di una morte di mezza estate, di Pippo Mezzapesa: girato benissimo, ma poteva durare metà, 5
Gabbla (Inland), di Tariq Teguia: cosa abbiamo fatto per meritarci questo?, 0
Un lac, di Philippe Grandrieux: bistrattato, ma affascinante, i dialoghi superflui ne danneggiano il lato più conturbante, 7
Stella, di Sylvie Verheyde: un "400 colpi" al femminile, genuino e vitale, 8
The wrestler, di Darren Aronofsky: dulcis in fundo, un grande film, scritto ed interpretato così bene da rendere superflua la "firma" (solitamente pedante e cialtrona) del regista, che infatti si dilegua stilisticamente, e lascia che il film si giri (grazie a Dio) da sé: 8.5
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