
Ken Loach porta alla Mostra il nuovo It's a free world, in Italiano battistianamente In questo mondo libero. Dopo le uscite di binario degli ultimi anni (una rovinosa, Un bacio appassionato, l'altra meritevole, Il vento che accarezza l'erba), Loach torna al registro che gli è familiare, ossia il racconto delle piccole grandi oppressioni quotidiane. Il tema dunque è sempre lo stesso, fondamento e limite della sua cinematografia. La declinazione del tema somiglia a tante altre: lo sfruttamento nel mondo del lavoro. Nuovo, invece, il punto di vista, che porta lo spettatore a familiarizzare (ed in certi momenti a parteggiare) per i "cattivi", rappresentati dalla giovane e rampante Angie che, licenziata dall'agenzia interinale per la quale lavora (il suo compito: reclutare negli stati dell'Est lavoratori da spedire in Inghilterra a misere condizioni paracontrattuali), ne apre una tutta sua - promettendo di mettere in regola sé e i lavoratori che a lei si affidano, e finendo col condurre la propria attività nella totale (ma inevitabile) illegalità. Al fallimento di un'azienda tessile indebitata con l'agenzia segue la chiusura dell'agenzia stessa, con minacce e percosse indirizzate alla titolare, che si ritroverà costretta a tornare in Ucraina e Polonia per reclutare nuovi lavoratori a condizioni forse peggiori di quelle di partenza.
Loach, che con questo film salva la carriera dell'attrice Kierston Wareing che stava per cambiare mestiere, adotta dunque un registro insolito: raccontare la vicenda guardandola dal punto di vista della "sfruttatrice", che inizia la propria attività con le migliori intenzioni ma che non riesce ad emergere dall'illegalità per questioni burocratiche, fiscali e di mera sopravvivenza (a complicare le cose, un figlio undicenne sospeso da scuola e affidato ai nonni). Basato su una sceneggiatura brillante, con qualche lungaggine nel pre-finale, ed alleggerito da una serie di battute azzeccate affidate perloppiù al personaggio di Geoff (il barista che ospita nel suo cortile l'agenzia di Angie), It's a free world è una sorta di My beautiful laundrette dei giorni nostri, attraverso il quale il cinema di Loach si riconferma inoppugnabile sul piano del contenuto (chi non apprezzerebbe un film che descrive con precisione il precariato dei lavoratori a giornata?), meno su quello della forma. Avuta la conferma che la BBC trasmetterà il film in contemporanea con l'uscita nelle sale "per raggiungere un pubblico il più vasto possibile", non sembra azzardato affermare che It's a free world più che un prodotto per le sale sembra una (eccellente) produzione televisiva. Se il rigore etico, l'attualità della vicenda, la singolarità dello sguardo, la sensazione di immodificabilità della Storia fanno sì che questo lavoro si distingua nel marasma delle opere in Mostra, altrettanto non si può dire dell'immagine (o delle immagini), che raramente si fa narrazione: il racconto la sovrasta, la schiaccia con la sua carica morale: il "romanzo" prende il sopravvento sul film che, per non nuocere, si attesta su uno standard visivo medio, tagli di inquadratura rassicuranti, fotografia quasi documentaristica, montaggio piano, innocuo.
Se ciascun film è formato al 50% da ciò che racconta e al 50% da come lo racconta, Loach, solidissimo per quanto riguarda il primo aspetto, farebbe bene ad approfondire la conoscenza del secondo.
Per il momento (pur sapendo che, vista la giuria, sia Branagh sia De Palma potrebbero piacere molto) mi sembra che il Leone d'Oro sia ancora nascosto da qualche parte, come i suoi simili scenografici tenuti "in cattività" nel sottoscala del Casinò. Rispetto a quelli che si vedono nella foto, da oggi ce n'è uno in meno: il figlio di Massimo D'Apporto (ovviamente regista, mica vorrai che il figlio di un attore faccia il macellaio) si è introdotto, al termine di un festino, nel Palazzo del Cinema. Completamente ubriaco, ha danneggiato un leone ferrettiano, che è stato subito sotituito con uno dei "prigionieri". I danni ammontano a migliaia di euro. Paga papà?
Visti oggi (con voto da 0 a 10)
It's a free world (In questo mondo libero): 6.5
Searchers 2.0 (Benito Stefanelli... morto): 6.5
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