Come se non bastassero i genitali intersecantisi di Histoire de Richard O. e quelli a mandorla di Lust, Caution, ci si mette anche il cinema italiano a sfoderare monti di Venere, foreste pubiche pluviali, cunnilingui a mo' d'aperitivo prima di cena, e l'ormai proverbiale tantrica superresistente erezione di Elio Germano. Che poi, a conti fatti, sono gli unici motivi di interesse di Nessuna qualità agli eroi, filmaccio condito da fregole parafilosofico-esistenziali, con tramuccia gialla di sottofondo e il solito strascico di disagi, debiti, strozzinaggi, conflitti col padre, sterilità, impotenze, sessuofobie sessuomaniacali del nostro patrio cinema.
Elencava Enrico Terrone nel numero 128 di SegnoCinema ("Architettura di un luogo comune", saggio breve sui mali del cinema italiano) i cinque gironi infernali nei quali è relegata la nostra cinematografia, i cinque difetti che soggettisti, sceneggiatori, registi e financo attori non riescono a non reiterare o ad imparare a correggere. Narcisismo, autoreferenzialità, la cultura come orpello, la rappresentazione compassionevole dell'altro e il disprezzo della forma si ritrovano, in diverse misure, anche nel film di Paolo Franchi passato oggi alla Mostra, semplicemente scorrendone la trama:
a Torino (stessa città del precedente La spettatrice - l'autoreferenzialità, e non è l'unico esempio), un giovane che non ci sta del tutto con la melona (Elio Germano, che si crede il nuovo De Niro, ma di faccia assomiglia a Mastandrea e di talento ad Accorsi, quest'ultimo a pistolino nudo proprio alla Mostra qualche anno fa - il narcisismo) uccide il padre direttore di banca e strozzino, che opprime il consulente Bruno (indebitato, sterile, impotente, pieno di casini in famiglia, figlio di un padre che non lo amava, trasferito per lavoro dalla Svizzera a Torino - la rappresentazione compassionevole dell'altro) ed instaura con quest'ultimo un ambiguo rapporto ossessivo. Nel frattempo Bruno deve affrontare l'omaggio al defunto padre pittore (autore della misteriosa e rinnegata tela cucita Nessuna qualità agli eroi - la cultura come orpello) mentre si susseguono sullo schermo camminate barcollanti, battute senza senso, incidenti in auto in cui sfortunatamente nessuno si fa male, amplessi selvaggi, conati di vomito (il disprezzo della forma).
La cosa che davvero preoccupa, è che il suddetto saggio di Terrone è datato 2004, e nel frattempo abbiamo visto e disprezzato Prendimi l'anima, I giorni dell'abbandono ed altre amenità d'autore. Il cinema italiano non ha dunque imparato dai propri errori. Accoglienza in sala gelida: nessuno ha avuto il coraggio di applaudire, nessuno è stato così masochista da fischiare il primo degli italiani scesi in campo.
Come ebbi modo di scrivere per il Muro del Pianto di Gianni Ippoliti, Nessuna qualità agli eroi è un titolo criptico che merita una parafrasi: "Agli eroi", ossia agli spettatori che ce l'hanno fatta ad arrivare fino ai titoli di coda, viene proposta una pellicola di "nessuna qualità". Solo così, ridando alle parole il loro ordine prestabilito, la faccenda acquista un senso. Nessuna qualità: mai titolo fu più azzeccato...
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Redacted: 6.5
Nessuna qualità agli eroi: 0
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