venerdì 31 ottobre 2008

Una classifica con la dieresi

Dopo la classifica dei dischi di Madonna compilata, insisto, seguendo i miei gusti personali, ecco quella dei dischi di Björk, limitata al solo podio (perché la medaglia di legno devo ancora decidere a quale album assegnarla).
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1. MEDULLA (2004)
Se ogni disco di Björk è un esperimento, Medulla è il più radicale perchè risale, appunto, alla radice, al midollo dell'esperienza musicale umana, ossia alla voce. Medulla è un disco compatto, magmatico, denso, ipnotico, a tratti violento ma sempre lucidissimo. Brani come Oceania, Where is the line?, Who is it, Pleasure is all mine, The triumph of a heart sono gemme pop avvolte da una corazza di puro genio compositivo, che si alternano ai brani più difficili, sperimentali, rarefatti, altrettanto belli, altrettanto definitivi. E poi, rispetto alla freddezza di alcuni episodi precedenti (Vespertine, Drawing Restraint 9), qui Björk "ce sta tutta ddentro": anima, corpo e voce.
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2. HOMOGENIC (1997)
Homogenic non è un disco, ma un progetto di verifica dell'interazione fra musica acustica e musica elettronica, con la voce di Björk (di incredibile limpidezza, dopo gli eccessi e i graffi di Post) a fare da collante. Interazione, si diceva, non amalgama: a volte prevalgono gli archi, come in Joga o in Bachelorette (una sorta di cavalcata epica, un tour de force compositivo, orchestrale e vocale), a volte drum machines e campionatori sembrano avere la meglio, come in Hunter (gelido teorema sul rapporto fra preda e cacciatore, inseparabile dal videoclip che l'accompagna) o in Pluto. E' una partita senza vincitori né vinti, ma nel suo svolgimento è conturbante.
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3. POST (1995)
Post non è un messaggio, in senso postale: è un superamento, in senso post-moderno. Nel suo secondo album solista, Björk affronta di petto tutto ciò che la musica può offrirle: la ballata che sfocia nella techno (non a caso, postmodernamente, Hyperballad), il jazz (It's oh so quiet), l'onda latinoamericana (I miss you), le claustrofobie sonore di Tricky (Enjoy) e l'elettronica dai confini indefinibili di Graham Massey (Army of me è quasi rock, The modern things e Isobel sembrano provenire dalla giungla). C'è tutto, forse c'è troppo: un disco di pura immodestia, ma almeno è immodestia dichiarata. E poi, forte del suo talento, Björk può permettersi davvero (di) tutto.

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