giovedì 30 agosto 2007

Gocce di pioggia su di noi

Si imprime oggi sulle retine della Stampa Sleuth di Kenneth Branagh. Scritto, al solito magistralmente, da Harold Pinter, interpretato da Michael Caine e Jude Law in stato di grazia, Sleuth fa parte di quella categoria che potremmo definire "Wishful beginnings" oppure "Veni, vidi, incipit". Solo uno dei tanti film di quest'anno che seducono e stupiscono con la prima mezz'ora, e poi si afflosciano nella routine della bella scrittura e niente più.

C'è di peggio: l'orripilante Glory to the filmmaker di Kitano, che promette scintille metafilmiche (il fasullo Pensionamento sarebbe una delle pellicole più divertenti di questa Mostra, se non fosse che non esiste...) e poi si inceppa in un gorgo di idiozie che di spassoso non ha un bel nulla. Per citare l'amico Massimo Benvegnù, per fare un film sulla mancanza di ispirazione bisogna essere molto ispirati. 8 1/2 insegna. Kitano non è Fellini, forse nemmeno ci prova. Ha esaurito le cartucce molto tempo fa, e dichiararlo senza pudori non dà origine al capolavoro se dietro alla franchezza dell'ammissione non c'è la profondità della ricerca.

Ma torniamo a Sleuth: gli interpreti si lanciano in sottili giochi psicologici che si fregiano di rimandi metatestuali. Se il film di per sé è un remake, Law e Caine sono l'uno il remake dell'altro (hanno in comune il personaggio di Alfie), Caine il remake di Olivier (il precedente Gli insospettabili, in cui Caine era l'attuale Law); Law interpreta un attore che si lancia in una performance sbalorditiva, il film mette in scena la recitazione, che a sua volta scimmiotta, con goffa consapevolezza, la scrittura di Pinter; la sceneggiatura è corposa, tagliente, secca. Esilarante nei primi minuti (applausi e risate a scena aperta, al vetriolo le frecciate contro l'Italia povera di cultura - - - sapeva forse Pinter quale sarebbe stata la destinazione del "suo" film?), che costituiscono il prologo al gioco del Quid pro quo, grippa come un motorino truccato quando il gioco ha inizio. E Sleuth ripiega sulla reiterazione di se stesso, e si abbandona ad una deriva omosessuale che è, appunto, una deriva e niente più, con buona pace della giuria speciale che prenderà in considerazione il film per l'assegnazione del Queer Lion, il Leone Gaio.

Da notare, però, che anche Sleuth contribuisce alla dialettica tra finzione e realtà di cui parleremo in un apposito futuro post.


Piove. George Clooney ladro.



Visti ieri ed oggi (con voto da 0 a 10)
Sleuth: 7
Kantoku Banzai (Glory to the filmmaker): 2 (ma il "corto" Pensionamento si aggiudica un 8.5)
Gruz 200 (Cargo 200): 9
Espiazione: 7
Continental, a film without guns: 6.5 (ma il finale merita un 8)
REC: 6.5

Nessun commento: